mercoledì 10 aprile 2013

ASSEMBLEA A TORINO PER NUOVI POSTI DI LAVORO

Dolomiti
Foto di DI Bettola

Secondo una ricerca su base nazionale svolta da Fiper ci sono ben 801 comuni in fasce climatiche E ed F (alta collina e montagna) non ancora metanizzati che potrebbero riscaldare i propri cittadini attraverso il calore prodotto da centrali di teleriscaldamento alimentate a biomasse legnose frutto della gestione dei boschi locali, creando al contempo centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro: un'opportunità da saper sfruttare rimanendo nei binari della sostenibilità.
Ecco, in sintesi, quanto emerso a Torino, in occasione dell'Assemblea Nazionale di Fiper  (Federazione italiana dei produttori di energia da fonti rinnovabili) il convegno Energia locale, rinnovabile e pulita a tutela del territorio - il ruolo del teleriscaldamento a biomassa e del biogas agricolo in cui è stato evidenziato come il potenziale di utilizzo delle biomasse legnose come fonte energetica sia alto.

 «La scelta di Torino come sede del convegno è emblematica -  ha introdotto il presidente Fiper Walter Righini - dal momento che si tratta del comune più teleriscaldato d'Italia con 500.000 utenti serviti su 900.000. Le potenzialità del teleriscaldamento a biomassa e del biogas agricolo in Italia sono una realtà ma solo attraverso un'azione sinergica dei diversi attori della filiera e delle Istituzioni, sarà possibile impiegare il "petrolio verde" italiano, ossia le biomasse solide, per la produzione di energia termica ed elettrica.
Purtroppo - ha aggiunto Righini - la sindrome Nimby sembra aver contagiato un po' tutti perché basta inserire le parole teleriscaldamento e biogas su internet che saltano fuori decine di comitati locali che sono contro queste centrali. Ma c'è un distinguo fondamentale da fare: di quali centrali bisogna aver timore? E sotto quale profilo? Oggi la tecnologia esistente garantisce totalmente la pulizia e la bontà dell'energia prodotta con il teleriscaldamento e il biogas al punto che, come Fiper, stiamo sviluppando insieme al Distretto Agroenergetico Lombardo e l'Università di Milano dei nuovi concimi biologici ammendanti prodotti dalle ceneri di combustione delle biomasse e dai residui della digestione nel processo di produzione del biogas». Il dibattito è stato acceso dall'intervento del presidente nazionale Slow Food Roberto Burdese che, dopo aver messo in risalto la necessità di garantire uno sfruttando dei terreni innanzitutto per le colture edibili e le altre attività agricole  e solo in maniera residuale per produzioni dedicate a fini energetici, ha poi lanciato l'idea di dare vita ad un tavolo di studio e di confronto con Fiper sui temi della produzione energetica e la sostenibilità ambientale.



«Il recentissimo sequestro di 1 miliardo e 300 milioni di Euro operato nei confronti del "boss dell'eolico" in Puglia è la riprova che le denunce inascoltate che Slow Food aveva fatto da tempo per segnalare che lì c'era qualcosa che non andava e che si stava devastando il territorio e l'attività agricola a soli fini speculativi ci hanno proposto all'opinione pubblica come "quelli che non vogliono le rinnovabili", ma non è affatto così- ha sottolineato Burdese - A noi preme tutelare il territorio per consentire un suo sviluppo sostenibile in armonia con le esigenze di produzione di energia da fonti rinnovabili e in questo senso con Fiper può nascere un percorso condiviso».

Righini, che ha accolto la proposta di Slow Food,  ha inoltre sottolineato l'assurdità dell'attuale normativa italiana che non consente di utilizzare le potature del verde urbano e il legname recuperato dagli alvei fluviali a fini di produzione energetica:  «Vi do un dato, Milano produce circa 800 mila tonnellate di potature che deve smaltire come rifiuto a 60 euro a tonnellata. Se noi uniformassimo la nostra normativa a quella presente in altri paesi europei il comune potrebbe veder tramutato un costo in un'entrata. Infatti il teleriscaldamento potrebbe  ritirare le potature a 20 euro la tonnellata», ha concluso il presidente di Fiper.

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